“Erano le prime ore del mattino del 4 novembre 1966 quando mia sorella mi telefonò da . Era in preda al panico. Sola, al buio, con negli orecchi un suono assordante di clacson, come se tutta la città fosse prigioniera di un gigantesco ingorgo di traffico. Una pioggia battente e implacabile che, a quello che si poteva intuire alle prime luci dell’alba, aveva trasformato le strade in fiumi che tutto trascinavano e sconvolgevano.
I mezzi mediatici allora non erano così potenti come lo sono oggi, ma già con quelli di cui disponevamo potevamo ampiamente documentare le scene di devastazione e di rovina che erano sotto i nostri occhi.”
, Autobiografia, ed. Rizzoli