Franco Zeffirelli nasce a Firenze il 12 febbraio 1923, frutto di un amore irregolare e clandestino. Sua madre, Alaide Garosi, una bella signora di quasi quarant’anni, titolare di una rinomata sartoria in piazza Vittorio Emanuele II – oggi piazza della Repubblica – è sposata con l’avvocato Alberto Cipriani, da molto tempo malato e ricoverato in sanatorio. Suo padre, Ottorino Corsi, è un rappresentante di stoffe, sposato a sua volta. Il neonato viene registrato all’anagrafe come figlio di ignoti, con il nome di Gianfranco e un cognome inventato: Zeffirelli.
Il piccolo Gianfranco, che tutti chiamano Franco, trascorre i primi due anni in campagna, affidato alle cure di una balia. Dopo la morte del marito, Alaide lo prende a vivere con sé e nel 1928 si trasferisce con lui a Milano. Ma ben presto si ammala e l’8 maggio 1929 muore. Il piccolo Franco ha solo 6 anni.
Firenze, con la sua storia, la sua bellezza, la sua armonia, ma anche la sua ruvidezza, accoglie e avvolge il piccolo Franco. In un’intervista rilasciata nel 2013 Zeffirelli dice “Non si capisce come questa comunità di lazzaroni, avari, bottegai interessati ai quattrini, abbia partorito le più grandi espressioni dello spirito umano. Per caso, non si sa perché, sulle rive di questo fiume – che non è neanche un fiume insigne – sulle rive dell’Arno è fiorita una selva di gioiosissime invenzioni dello spirito. Guarda la Cupola!La cupola è un prodigio dell’ingegno e della sapienza umana! E il Campanile! E Santa Croce! Una foresta di meraviglie! Quando sei bambino, le senti queste straordinarie situazioni che ti circondano.”
Per quanto danneggiato dall’alluvione del 1966, il diploma di Maturità Artistica della Seconda Sezione del Liceo Artistico di Firenze mostra gli ottimi voti conseguiti dal giovane Zeffirelli. Come premio, ottiene il permesso di partire insieme a un amico per un viaggio in bicicletta: visita così per la prima volta Roma, Napoli, la costiera amalfitana, la Certosa di Padula, la Puglia.
Nell’ottobre 1941 Zeffirelli si iscrive alla Facoltà di Architettura, ma dopo due anni interrompe gli studi a causa della guerra. Nel frattempo si appassiona alle arti dello spettacolo e stringe legami di amicizia e di collaborazione con allievi dell’Accademia di Belle Arti e dell’Istituto d’Arte.
Il servizio militare degli studenti universitari era regolamentato in modo da consentire la continuità degli studi, e prevedeva la partecipazione periodica a corsi Allievi Ufficiali di Complemento che si svolgevano in appositi campi di addestramento.
Quando nel settembre 1943 Firenze viene occupata dai tedeschi, il giovane Zeffirelli non risponde alla chiamata alle armi della Repubblica di Salò e raggiunge i partigiani su Monte Morello. Ed è nelle campagne del Chianti, non lontano da Siena, che nel luglio 1944 il gruppo di partigiani di cui fa parte incontra il Primo Battaglione delle Scots Guards. Zeffirelli, che conosce abbastanza bene l’inglese, viene “arruolato” come interprete e segue il Battaglione fino alla fine della guerra, nell’aprile 1945. Mezzo secolo più tardi, è invitato a partecipare alle celebrazioni per la fine del conflitto mondiale, insieme ai veterani.
Alla fine della guerra Zeffirelli, ormai maggiorenne, va a vivere con il padre Ottorino Corsi che, rimasto vedovo, lo riconosce come figlio legittimo e gli dà il suo nome. Così diventa finalmente Gianfranco Corsi, ma solamente per l’anagrafe: infatti conserverà per tutta la vita il nome inventato per lui da sua madre.
Mentre riprende gli studi di architettura, Zeffirelli si avvicina con maggiore interesse ed entusiasmo alle arti dello spettacolo. Si afferma come attore radiofonico, ed è tra gli interpreti della commedia Angelica di Leo Ferrero, messa in scena a Firenze dal regista Alessandro Brissoni con la compagnia Teatro d’Arte dell’Università.
Inizia anche una collaborazione con l’Accademia Chigiana di Siena: tra il 1946 e il 1952 disegna scene e costumi per diversi spettacoli diretti da Ines Alfani Tellini e realizzati dagli allievi del corso di arte scenica. Nell’opera buffa di Giovanni Battista Pergolesi Livietta e Tracollo o La contadina astuta appare anche come attore.
Scritturato come attore nella neonata Compagnia Italiana di Prosa diretta da Luchino Visconti, Zeffirelli si trasferisce a Roma, lasciandosi alle spalle Firenze e gli studi incompiuti di architettura. Il primo spettacolo in cui compare, accanto ai nomi più importanti del teatro di quegli anni, è Delitto e castigo, dramma di Gaston Baty dal romanzo di Dostojevski.
In seguito Zeffirelli torna a Firenze solo per mettere in scena celebrati spettacoli di prosa e d’opera; ma verso la fine della sua vita è proprio a Firenze che vuole stabilire la Fondazione che porta il suo nome.
Scritturato come attore nella neonata Compagnia Italiana di Prosa diretta da Luchino Visconti, Zeffirelli si trasferisce a Roma, lasciandosi alle spalle Firenze e gli studi incompiuti di architettura. Il primo spettacolo in cui compare, accanto ai nomi più importanti del teatro di quegli anni, è Delitto e castigo, dramma di Gaston Baty dal romanzo di Dostojevski.
In seguito Zeffirelli torna a Firenze solo per mettere in scena celebrati spettacoli di prosa e d’opera; ma verso la fine della sua vita è proprio a Firenze che vuole stabilire la Fondazione che porta il suo nome.