Dopo il debutto a Roma lo spettacolo andò in scena a Milano, Teatro Manzoni, il 14 febbraio 1953.
Probabilmente il maggior successo teatrale della carriera di Luchino Visconti, che ancora una volta aveva raccolto un cast composto esclusivamente da primi attori, ai quali aveva assegnato ruoli per loro inconsueti. La scenografia costituì un punto di forza dello spettacolo. Per il suo terzo lavoro importante Zeffirelli studiò meticolosamente gli allestimenti del teatro russo, e offrì a Visconti un’ambientazione storicamente perfetta e altrettanto carica di suggestioni. In una lettera indirizzata durante la preparazione dello spettacolo a Marcel Escoffier, che disegnava i costumi, Zeffirelli scrisse: “Nell’ultim’atto, cioè nel giardino, tutta la scena non sarà che una trasparenza, dove i contorni degli oggetti, alberi, case ecc. si. faranno appena percettibili, come se tutto non fosse ormai che un ricordo appena precisato. Quelle che furono le tinte tenere e brillanti del primo atto si saranno stemperate poco a poco in un mondo di toni più bassi e più spenti fino ad impastarsi e perdere ogni accento cromatico nel giardino, che dovrà dare l’impressione di una vecchia foto di famiglia dimenticata in qualche cassetto.”
Fu in seguito a questo allestimento che il regista Corrado Pavolini invitò Zeffirelli a collaborare con il Teatro alla Scala, dando di fatto inizio alla sua carriera di scenografo e regista d’opera.